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Associazione Archès

Memorie dal sottosuolo. La necropoli a tumuli di Salve

a cura dell’Associazione Archès 

Salve, l’Uomo e i millenni

Il territorio di Salve, tra grotte preistoriche, monumenti megalitici funerari protostorici e antichi insediamenti umani, rappresenta una delle aree archeologiche più importanti del meridione d’Italia.
Fig. 1. Territorio costiero di Salve, con il pianoro tra i due rami del Canale Fano e il sito de La Chiusa (foto di Maurizio Pepe). 

Nel paesaggio a ridosso della costa elementi come la terra, la pietra e soprattutto l’acqua hanno condizionato lo scorrere della vita fin dall’antichità.

Fig. 2. Ruscello a carattere pluviale che scorre nel Canale Tariano (foto N. Febbraro).

Camminando per i campi e per la macchia mediterranea si percepisce una nota sottile di salsedine, indizio di una presenza che rimane nascosta ma costante, sullo sfondo: il mare Jonio. Tuttavia, è una fonte perenne di acqua dolce – che sgorga dal fondo di una gravinella – ad aver reso possibile l’insediamento umano in forma stabile e favorito il proliferare degli animali e delle piante, tanto più apprezzabile in un contesto in cui domina la siccità e la scarsità di approvvigionamento di acque di superficie.
Fig. 3. Località Macchie Don Cesare, dove è attestata la maggiore concentrazione di tumuli.

A due passi dal mare…

Ed è proprio tra le località marine di Pescoluse e Torre Pali, in un’area di circa cento ettari d’estensione, che sono stati individuati ben 91 tumuli funerari, la cui scoperta è avvenuta nei primi anni del nuovo millennio. Da sempre questi mucchi di sassi erano stati considerati semplici spietramenti da parte degli agricoltori e sono rimasti dunque pressoché ignorati per millenni, preservando così il sito.

Fig. 4. Aparo Valentini e sullo sfondo il mar Ionio.

Quasi vent’anni fa…

Paolo Cosi e Nicola Febbraro, esperti conoscitori del territorio, segnalarono alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia alcune strutture di notevole interesse dal punto di vista paletnologico. Grazie a quelle segnalazioni, dal novembre 2005, è stato avviato un progetto di indagine stratigrafica, sotto la direzione della compianta prof.ssa Elettra Ingravallo, docente di Paletnologia presso l’Università del Salento.

Fig. 5. Fase di scavo del tumulo 6 (fonte: Archeologia del Salento, p. 144).

Fig. 6. Vasetto inciso eneolitico rinvenuto nel tumulo 6 (fonte: Archeologia del Salento, p. 145).

Gli scavi archeologici, su 12 tumuli, hanno offerto dei risultati che hanno aggiunto nuovi interessanti dati di rilevanza nazionale.

Il tumulo 7

Il tumulo, scoperto nel 2006, è l’unico a essere visibile al pubblico, ben segnalato e illustrato anche da pannelli esplicativi. La struttura messa in evidenza è una cista litica, all’interno della quale sono stati individuati nove livelli relativi, i cui dati attestano che venne usata dal 3100 al 2300 a.C. La stessa servì a contenere i corpi di circa una cinquantina di individui e doveva avere carattere di monumentalità; inoltre, poco distante, una fossa cultuale testimonia come in loco avvenissero dei riti piuttosto articolati.

Fig. 7. Tumulo n. 7 visto dall’alto (foto tratta dal docufilm “Terrarussa e petre”).

È in questa struttura funeraria che viene attestata eccezionalmente la compresenza del rito dell’incinerazione e dell’inumazione: i corpi dei defunti venivano cremati oppure sepolti.

Fig. 8. Cassa rettangolare (ossario) dove sono stati rinvenuti i resti umani inumati e i vasi con gli incinerati nel tumulo 7 (fonte: Archeologia del Salento, p. 155).

Gli ultimi scavi archeologici

Nel 2013, in località La Cabina – Masseria Palicelli, venne scavato l’undicesimo tumulo funerario. Secondo la professoressa Elettra Ingravallo – che ha diretto la squadra di ricercatori su concessione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia – la struttura conserva al centro “una specie di vasca con grandi massi rocciosi non squadrati […]. Si tratta di un contenitore di roccia in cui abbiamo ritrovato le ceneri di uno o più individui e frammenti di ceramica. Poi tutto intorno c’è evidentemente un’area in cui si sono svolte le cerimonie che noi possiamo ricostruire, grazie al fatto che su tutta la superficie sono stati sparsi frammenti di ceramica rotta intenzionalmente”. Alcuni elementi, emersi nel corso dello scavo, permettono di ipotizzare la cerimonia funebre legata al tumulo: “prima si bruciava il cadavere, poi ne raccoglievano i resti deponendoli in vasi o, come in questo caso, in un contenitore di pietra. Su questo tumulo, a compimento di questa cerimonia, hanno acceso un ulteriore rogo come dimostra il livello di terra bruciata soprastante. L’incinerazione non doveva avvenire in loco ma nelle vicinanze. Forse il fuoco veniva acceso come purificazione, obliterazione. Un rito che finora non si conosceva per il terzo millennio a.C., una scoperta importante per l’archeologia e lo studio degli usi funerari delle popolazioni protostoriche”.

Fig. 9. Tumulo funerario in località La Cabina – Palicelli (Salve). Foto di N. Febbraro

L’area di rinvenimento della necropoli insiste su un territorio ad altissima valenza balneare, a due passi dalle marine di Salve la cui distesa di spiaggia finissima attrae ogni anno migliaia di turisti. Secondo Salvatore Bianco, all’epoca della scoperta funzionario di zona della Soprintendenza, “questa porzione di territorio, o meglio di paesaggio, pervenuto quasi intatto dal mondo della preistoria, rappresenta uno di quegli esempi di aree da salvaguardare, proprio secondo i dettami individuati dal nuovo Piano territoriale Paesaggistico della Regione Puglia. È un paesaggio di pietra, dove in pietra sono stati realizzati i tumuli funerari preistorici che convivono felicemente con le più recenti pagliare tradizionali. È un ambiente incontaminato, che bisogna conservare, un unicum in tutta l’Italia meridionale”.

Fig. 10. Visita guidata al tumulo 7 organizzata dall’Associazione Archès.

Note

È possibile visitare la necropoli a tumuli di Salve contattando le guide archeologiche dell’Associazione Archès.

Bibliografia

Febbraro N., Archeologia del Salento. Il territorio di Salve dai primi abitanti alla romanizzazione, Tricase 2011.

Nuovo Quotidiano di Puglia, ed. Lecce, lunedì 28 ottobre 2013 p. 21, Verità e segreti di una necropoli. Tumuli funerari scoperti a Marina di Salve. Intervista di Nicola De Paulis a Elettra Ingravallo.

Nuovo Quotidiano di Puglia, ed. Lecce, lunedì 28 ottobre 2013 p. 21, Verità e segreti di una necropoli. Tumuli funerari scoperti a Marina di Salve. Intervista di Nicola De Paulis a Salvatore Bianco, ispettore della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, responsabile per la Preistoria del Basso Salento.

Ingravallo E., Aprile G., Tiberi I., I tumuli della necropoli di Salve. Architetture e rituali nell’ideologia funeraria dell’età del rame, Edipuglia, Bari, 2018.