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Associazione Archès

La Cappella dell’Addolorata di Lucugnano

di Marco Cavalera

La costruzione

La Cappella, ubicata in via della Madonna a Lucugnano, fu eretta nel 1763 su iniziativa di alcuni devoti e aperta al culto l’anno successivo.

La facciata, delimitata da due pilastri laterali, è sormontata da un timpano mistilineo ricco di decorazioni e volute, con due grandi nicchie vuote ai lati e una croce sulla sommità (fig. 1).

Fig. 1 – Cappella della Madonna Addolorata (foto di Fernando Manni). 

L’interno è ad unica navata, con copertura ottenuta dall’incrocio di due volte a spigoli. Risalta un pregevole altare in marmo sovrastato da un elemento architettonico in pietra leccese, delimitato da due colonne rastremate che sorreggono dei capitelli compositi. Al centro una tela raffigura la Madonna Addolorata o dei Sette Dolori, commissionata al pittore ruffanese Saverio Lillo da Anna Carignani, moglie del marchese di Botrugno Saverio Castriota[1]. Nel paliotto sotto la mensa è stata collocata la statua di Cristo morto, che viene portata in processione il Venerdì Santo insieme a quella dell’Addolorata custodita in una nicchia del presbiterio (fig. 2).

Fig. 2 – Altare della cappella della Madonna Addolorata (foto di Fernando Manni).

Il miracolo del 1788

Le vicende susseguitesi intorno alla Cappella vanno ben oltre i puri aspetti architettonici e artistici. Nel 1770 il re di Napoli Ferdinando IV ne ordinò la chiusura a causa di miracoli e profezie che si fingevano a nome di una falsa divota bizoca a nome suor Maria Pajano, di unita col sacerdote Don Vincenzo Giaccari.

I lucugnanesi e i fedeli dei paesi limitrofi continuarono a manifestare la propria devozione per la Vergine Addolorata anche dopo il decreto regio di chiusura.

L’11 agosto del 1788, però, avvenne un evento prodigioso: la massiccia porta della Cappella si aprì da sola a seguito di una forte e rumorosa deflagazione, insieme allo stipo, dove era chiusa a due chiavi e con due catenacci la statua della suddetta Vergine, senza apparirvi lesione alcuna nelle maschiature ed a detti ferri[2]. La popolazione intera gridò al miracolo, ritenendo la straordinaria apertura volontà dell’Addolorata, stanca della chiusura e di essere privata della devozione dei fedeli di Lucugnano. Qualche mese dopo, nel dicembre del 1788[3], lo stesso Ferdinando IV concesse finalmente la riapertura della Cappella, con gaudio del popolo.

[1] Monaco 1996, p. 119 (per l’attribuzione al pittore ruffanese della tela). Peluso, Peluso 2008, pp. 325-326.

[2] Sanapo 1992, p. 62.

[3] Arciprete di Lucugnano era, all’epoca, Don Nicola Daniele.

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Bibliografia:

Cavalera M., Lucugnano e il suo territorio. Storia, architetture, archeologia e paesaggio di un paese del Capo di Leuca, Tricase (Le) 2014.

Monaco M., Frazioni di Tricase, in Iscrizioni latine del Salento. Melendugno e Borgagne, Parabita, Tricase e frazioni, (a cura di) Mancarella C., Barone L., Monaco M., Galatina 1996, p. 119.

Sanapo A., Lucugnano. Microstoria di una comunità del Salento, Galatina 1992.

Peluso M., Peluso V., Guida di Tricase, Caprarica, Depressa, Lucugnano, Sant’Eufemia, Tutino e le Marine, Galatina 2008.