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Associazione Archès

L’Insediamento rupestre di Macurano (Alessano)

di Marco Cavalera

Posto lungo la direttrice che collega Alessano alla marina di Novaglie, l’insediamento rupestre di Macurano (Alessano) un luogo simbolo della cultura dell’olio per la presenza di due frantoi ancora utilizzati: trappeto Sauli e trappeto Santa Lucia.

visita guidata all'interno dell'insediamento rupestre di Macurano

visita guidata all’interno dell’insediamento rupestre di Macurano

Il villaggio rupestre di Macurano fu sfruttato a partire dall’età bizantina da una piccola comunità dedita all’agricoltura, attività garantita dalla fertilità della terra ricca di acque di scolo provenienti dalla collina di Montesardo e raccolte in cisterne tramite un sistema di canalizzazioni in parte ancora visibile.

Nel corso del ‘500, nella stessa area venne edificata la masseria fortificata di Macurano, consistente nella Masseria Santa Lucia e nella cappella di Santo Stefano.

Il sito si caratterizza per la presenza di alcuni trappeti ipogei, attualmente in completo stato di abbandono, e di numerose grotte alcune delle quali non più accessibili.

Grotta Trappeto Grande (Macurano)

Grotta Trappeto Grande (Macurano)

Probabilmente sul territorio di Macurano insisteva, in età romana, una stazione intermedia situata lungo la “Via Sallentina”, ossia la strada che da Vereto (Patù) risaliva il Capo di Leuca verso Castro e Otranto.

carraie nei pressi dell'insediamento di Macurano

carraie nei pressi dell’insediamento di Macurano

Il tracciato si conserva ancora in alcuni tratti, come dimostrano le carraie scavate nel banco di roccia, parallele ai binari della ferrovia del Sud-Est. Tutto intorno si individuano antichi tagli di cava, silos per la conservazione di derrate alimentari, cisterne e tombe medievali intagliate nella roccia e lambite da un antichissimo tracciato stradale.

Nei registri fiscali della Cancelleria Angioina del 1378 non compare mai il Casale di Macurano, probabilmente perché si tratta di un centro minore escluso dalla tassazione in quanto o non aveva sufficiente rendita oppure è stato abbandonato prima della crisi agraria della metà del XIV secolo (dopo la peste del 1348), che aveva dato un input al processo di accentramento urbano nella penisola salentina.

A tal proposito, da un documento della metà del XV secolo si evince che Montesardo, insieme a Specchia, fu ripopolato su autorizzazione del re aragonese Alfonso I. Una terza ipotesi riguarda una probabile pertinenza ecclesiastica di Macurano, che lo escludeva – di conseguenza – da ogni obbligo di tassazione.

La realizzazione della Masseria fortificata, nella seconda metà del XVI secolo, attesta che l’area dell’insediamento rupestre fu trasformata in una grande azienda agricola. Cosimo De Giorgi, a proposito della fertilità del territorio, scriveva: “La campagna che circonda Montesardo è molto produttiva, specialmente la pianura del Macurano”.

Molto probabilmente “questa zona è tutta piena di casali romani e bizantini antecedenti alla fondazione dei centri abitati moderni. Paesi come Alessano, Corsano e San Dana sono di età medievale, mentre Macurano è preesistente. Per Montesardo, invece, il discorso è diverso perché è una città di origine messapica. Tutta l’area, quindi, va indagata sistematicamente per comprendere il sistema insediativo di età romana e bizantina del territorio[1].

Il sito di Macurano ha ottenuto, nel 1997, un finanziamento dalla Regione Puglia (del 07 luglio del 1997) di 500 milioni di lire per “la valorizzazione e fruizione”, dai Fondi P.O.P. ‘94/’96. Allo stato attuale degli arredi e degli interventi realizzati con quel finanziamento rimangono pochi ruderi, sopravvissuti all’opera inesorabile degli agenti atmosferici e dei vandali.

Se si abbandona per un attimo l’area rupestre e ci si dirige qualche centinaio di metri a nord, in direzione del cimitero di Alessano, appena si supera il muro di cinta di una bella masseria con torre cinquecentesca, si accede in un terreno povero di vegetazione e ricco di roccia affiorante. Quest’ultima presenta delle piacevoli sorprese: grotticelle che si aprono nella falesia, un antico palmento – forse bizantino – con vasca di fermentazione e pozzo comunicanti tramite un piccolo foro. Il pozzetto però, parzialmente chiuso da alcune lastre di pietra, sembra sia stato riutilizzato da un’antica tomba messapica. Numerose sepolture di incerta datazione si rinvengono qua e là nella zona, tra carraie e vetusti fronti di cave.

Per approfondire…

I documenti di archivio non aiutano a ricostruire la storia più antica di questo casale, in quanto le prime fonti risalgono al 1571, ossia un’annotazione di Mons. Giangiacomo Galletto, Vescovo di Leuca e di Alessano, nel Libro dei conti relativo agli anni 1565-1572: “A dì 9 Aprile 1571 vaca l’arcipretura di Macurano nel vocabolo Sancti Stifani et Sancte Lucie per la morte di don Colilla Romano”. La documentazione a disposizione attesta che dopo il 1571 non ci furono più parroci a Macurano. Altri atti notarili della seconda metà del XVII secolo permettono di ricostruire solo delle compravendite dell’area in oggetto, che tuttavia non appare più interessata da processi di urbanizzazione.

L’area del villaggio conserva ancora tracce vive del suo glorioso passato: carraie, trappeti ipogei, grotticelle ricavate nel costone di roccia calcarea, tombe individuabili un po’ ovunque nella zona dell’insediamento.

Il villaggio può essere suddiviso in due zone. La prima, più settentrionale, comprende numerose grotte scavate lungo un costone di roccia semicircolare. La seconda si conserva parzialmente a causa dell’apertura di un ampio fronte di cava che ne ha intaccato l’originale morfologia, sul cui pianoro soprastante sono state erette la masseria seicentesca e la cappella di Santo Stefano.

Il primo gruppo di grotte (zona nord) si caratterizza per la presenza sia di piccole cavità scavate nella roccia – adibite originalmente a dormitori ed a ricoveri di animali o attrezzi agricoli – sia di ambienti più grandi, tra cui uno in particolare che ha avuto nel corso del tempo diverse destinazioni, tra cui quella di trappeto come si evince dalle grosse macine e i fori sul soffitto.

L’ambiente si articola in più vani di piccole dimensioni, alcuni dei quali utilizzati come deposito di derrate, come quello che si apre sul fondo della grotta. Sulle pareti si notano numerosissime croci graffite – latine, greche e una monogrammatica – e alcune incisioni più “moderne”.

Croce incisa sulla parete Occidentale del "Trappeto Grande"

Croce incisa sulla parete Occidentale del “Trappeto Grande”

Il secondo gruppo di grotte si individua nella parte meridionale dell’insediamento, dove erano presenti altre piccole grotte e un grande ambiente utilizzato come trappeto fino a tempi recenti, che si apre nella falesia rocciosa parallela alla ferrovia[1].

Numerose tombe (pertinenti un cimitero medievale) si rinvengono in tutta la località, in particolare in un fondo caratterizzato dalla presenza di un antico asse stradale scavato interamente nella roccia, orientato in direzione est – ovest, mentre altre sepolture sia per adulti che per infanti si individuano in un terreno che confina con la S.P. 210, 200 metri a sud – est della Masseria Santa Lucia.

Antica viabilità a Macurano

Antica viabilità a Macurano

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Contributo tratto da: Cavalera M., Verso Finibus Terrae: tra paesaggi di pietra e ulivi secolari, in Greco F. (a cura di) Quattro corsie e un funerale, Edizioni Miele, 2012, 23-42.

Bibliografia 

Cavalera M., Lucugnano tra leggenda, storia, arte e artigianato, in Progetto Salento, 18 (febbraio – marzo 2011), pp. 24-25, Castiglione 2011.

Cavalera M, Martella R., Cave di estrazione dell’argilla nel territorio di Lucugnano (Tricase), in Quaderni del Museo della Ceramica di Cutrofiano, 12, pp. 59-78, Galatina 2010.

Cerfeda F.G., Il culto di Santa Maria Maddalena e l’istituzione della fiera, in Andrano e Castiglione d’Otranto nella storia del sud Salento, a cura di Cerfeda F.G., Coppola S., Moscatello L., pp. 233-256, Alessano 2004.

Chiuri A., Pellegrini a Leuca. Duemila anni di storia, p. 74, Tricase 2000.

Fonseca C.D. et alii, Gli insediamenti rupestri del Basso Salento, pp. 49-51, Galatina 1979.

Uggeri G., La viabilità romana del Salento, p. 304, Mesagne 1983.

 

[1] Fonseca et alii, 1979, pp. 49-51.

[1] Marco Cavalera, intervista di Donato Nuzzaci su “Nuovo Quotidiano di Puglia” del 9 gennaio 2012, p. 16.