Per informazioni: 340.5897632

Associazione Archès

La Chiesa della Madonna del Passo di Specchia. Da “Laura Cenobitica” a Santuario

Di Giovanni Perdicchia

La chiesa della Madonna del Passo. Un’antica cripta di origini bizantine trasformata in chiesa alla fine del Cinquecento.

Fig. 1. Complesso della Madonna del Passo (Specchia).

Il territorio di Specchia, per la natura carsica del luogo e per la posizione collinare, da sempre è stato segnato da grotte, anfratti e caverne, che da tempi preistorici hanno visto la presenza dell’uomo e vi sono diverse testimonianze della presenza ed attività umana costante dal periodo preromano a quello medievale. Proprio in una di queste grotte ed ai piedi di una delle colline si stanziarono alcuni monaci italo-greci provenienti dall’Oriente, che portarono qui il loro culto verso le immagini sacre, che essi stessi dipingevano sulle pareti (fig. 2). Qui le parole diventavano figure ed episodi di una Bibbia viva ed aperta sulla loro fede e sulle loro tradizioni. Testimonianza concreta di questa presenza rimangono nella parte retrostante della cripta dove resta ancora un lungo corridoio con sedile scavato nella roccia; proprio qui i monaci passavano lungo tempo in preghiera, in meditazione e dormivano nel VIII e IX sec. (fig. 3a e 3b). Monaci italo-greci che probabilmente hanno convertito il luogo e le grotte presenti trasformandole in edificio di culto mariano dedicato alla Madonna del Passo. Il termine Laura ha origini greche e significa “cammino stretto” o “gola” proprio come in questo caso una stretta gola scavata nella nuda roccia.

Fig. 2. Monaci italo-greci (fonte: https://www.ricocrea.it/2020/04/29/pagine-di-storia-i-basiliani/).

Fig. 3a. Corridoio interno alla cripta.

Fig. 3b. Sedile scavato nella roccia all’interno del corridoio. 

Da un antichissimo tracciato viario di età romana…

I giorni 8 e 9 settembre si svolge la Festa della Madonna Del Passo, probabilmente così chiamata perché la cripta a lei dedicata si trova sulla strada che tange Specchia e porta a diverse direttrici da Sud a Nord e da Est a Ovest. Si ipotizza, che anticamente, come scrive il Prof. Penna, in quel luogo fosse ubicato un “passo”, un punto di passaggio tra le Serre Salentine, di un percorso stradale di notevole importanza strategica, sia militare, sia commerciale per il territorio del Capo di Leuca seguendo gli antichi tracciati. Da segnalare anche il tesoretto di circa 250 monete d’argento (seppellito nel III secolo a.C.), provenienti da diverse aree della Magna Grecia, di cui 214 recuperate, restaurate, ed esposte al museo Marta di Taranto. Quest’ultima recente notizia avvalora l’ipotesi di un insediamento messapico nel territorio che poi fu conquistato dai romani e presidiato con compiti militari e che, in via ipotetica, potrebbe coincidere con il nucleo più antico del centro di Specchia, sulla collina. Sui tracciati messapici quindi si inseriscono i Romani ed è da notare che il luogo si trova esattamente nella distanza delle XII miglia romane a metà strada tra Castro (17 km), Ugento (15 km) nell’asse est/ovest (le statio romane si trovavano ad una distanza tra le X-XII miglia). Il luogo è stato frequentato sin dai primi secoli forse su un santuario pagano, tenendo conto anche delle testimonianze sul territorio con la presenza di un insediamento romano nell’antico casale Grassano e della chiesa bizantina di S. Eufemia, di Sant’Elia (non più esistente), San Demetrio (anche questo non più esistente) e la cripta di San Francesco, oltre ad alcuni reperti trovati in zona come monete e vari frammenti fittili di epoca romana, come riporta lo studioso Antonio Penna in uno dei suoi volumi su Specchia. Sempre nella zona, nel secolo scorso, è stato smontato il tratto di un’“antica cinta” di incerta datazione; persiste un tratto di muro sospetto che merita ulteriori approfondimenti, oltre ad una serie di blocchi squadrati inseriti nei muri a secco delle vicinanze, tutti di riutilizzo e delle stesse dimensioni  (fig. 4a e 4b).

Fig. 4a. Tratto di muro sospetto, nei pressi della Madonna del Passo. che merita ulteriori indagini. Fig. 4b. Blocco di riempiego collocato in corrispondenza dell’ingresso del complesso. 

…alla via dei pellegrini

Il sito con la conversione divenne un itinerario mariano che conduce alla Serra dei Peccatori ed all’antica via dei pellegrini, chiamata anche la via della Perdonanza (fig. 5). Divenne luogo di incontro, di sosta e di ritrovo per il commercio dove da molti secoli si svolge la tradizionale fiera con il mercato e vendita degli animali, oltre alla transumanza degli stessi. Nel contesto del luogo la cripta si trova affiancata alla masseria del Pozzo, ad altri ambienti ipogei ancora da indagare, ad un trappeto. Nelle vicinanze, in passato, era presente anche un antico cimitero. Inoltre a poca distanza erano ubicate diverse masserie, tra cui Masseria Magnone. In questo contesto si inseriscono anche alcuni toponimi come Catapano, Lo Fisca, le Cento Moscie, Mandre, le Cinque Vie, le Cento Vie attestati nei secoli passati in alcuni atti notarili.

Fig. 5. Tratto di via basolata lungo la via della Perdonanza. 

Il primo documento che cita la chiesa della Madonna del Passo è l’inventario della chiesa madre (citata come Madonna de lo Passo), datato al 1539, e quindi la sua eventuale riscoperta va collocata al Medioevo.

La leggenda del pastore e della pecora con la Madonna

La scoperta della cripta è legata ad una leggenda che si perde nella notte dei tempi e che ha fatto nascere una devozione molto sentita a Specchia. Si narra di una voragine che ospitava un’antica cripta, scoperta da un pastore che pascolando il suo gregge si accorse che aveva smarrito una pecora, la più grossa e la più generosa di latte. L’uomo, allora, cominciò a cercarla, ma per quanto avesse girato per campagne, fossi e cespugli non riuscì a trovarla. Calata la sera, andò a dormire, ma non riuscì a dormire per l’angoscia, sicché con le prime luci dell’alba si rimise alla ricerca. Passò tutto il giorno invano, ma proprio quando l’uomo stava per perdere ogni speranza di ritrovare l’animale sentì un belato che veniva da una grotta. Entratovi, trovò la sua pecora inginocchiata davanti all’immagine di una Madonna affrescata su una parete. Felicissimo tornò a Specchia e raccontò a tutti l’accaduto, subito considerato prodigioso, sicché si decise di erigere in quel posto una chiesa dedicata alla “Madonna del Passo”.

Nel corso della storia tanti sono stati gli episodi nei quali gli specchiesi si sono rivolti alla Madonna del Passo, soprattutto nei momenti di difficoltà: dalla peste alle grandi carestie, l’ultimo  é avvenuto l’8 settembre del 1943, giorno proprio dei festeggiamenti della Madonna, quando diffusasi  la notizia dell’armistizio, moltissime donne hanno percorso l’ultimo tratto di strada che porta al santuario in ginocchio, affinché la Madonna facesse tornare incolumi i figli o mariti partiti in guerra. In segno di ringraziamento nel 2022 i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e militari con i loro labari, parteciparono allo solenne processione che si svolge da secoli esattamente l’8 settembre di ogni anno.

L’interno della cripta

La cripta nel corso del tempo ha subito diversi rimaneggiamenti. Una di queste fasi si potrebbe riferire al XII-XIV secolo, testimoniato dai semplici archetti pensili di riutilizzo presenti a chiusura della parte in grotta in alto.

La parte della cripta dedicata al culto, di forma quadrangolare, ospita due altari laterali ed un altare centrale delimitato da un baldacchino con colonne e balaustre in pietra su tre lati, e ne occupa il centro dell’invaso. L’altare principale, con il titolo di Madonna del Passo, è in stile tardo rinascimentale, fatto costruire dal Dottore Geronimo Balsamo ed impreziosito da un dipinto su tavola della Vergine col Bambino che sostituiva l’icona originale ad affresco (fig. 6a e 6b).

Fig. 6a-6b. Altare centrale. 

Il baldacchino separa il Bema (presbiterio) dal Naos e ricorda le strutture delle basiliche orientali in cui c’era una netta divisione tra la parte riservata al clero e quella occupata dai fedeli. Tra i blocchi della balaustra si notano alcuni pezzi lavorati più antichi. Alcuni si riferiscono alla vecchia struttura in particolare al portale rinascimentale che ne impreziosiva l’ingresso e che testimonia anche la trasformazione, avvenuta nel XVI secolo, con l’aggiunta di un nuovo prospetto esterno e della volta composta a crociera nella prima parte verso l’ingresso.

Fig. 7. Lacerti di decorazioni più antiche sulle pareti.

Fig. 8. Tracce di antica decorazione sotto l’arco della volta a crociera. 

Il De Rossi nel corso della visita pastorale  del 1711 scrisse: “Ho visitato la chiesa della Madonna del Passo, anticamente era una cripta rupestre ed in seguito per la devozione del popolo fù trasformata in chiesa… Anticamente si svolgevano grandi festeggiamenti… con grande concorso di popolo”. R. Marti afferma: “è questa Chiesa della Madonna del Passo, primordiale santuario di perseguitati cristiani”. Sempre il De Rossi aggiunge: “Serve l’oblato Leonardo Negro di Specchia e c’è anche la cella per l’abitazione del suddetto oblato”.

Gli altari laterali erano dedicati al Crocifisso ed alla Natività della Beata Vergine, poi rifatti ad inizio Ottocento e dedicati rispettivamente all’Ecce Homo e a S. Luigi Gonzaga. Le pareti dell’ipogeo presentano tracce di antichi affreschi difficili da collocare cronologicamente ma probabilmente, in origine, doveva essere interamente affrescata (fig. 7, 8). Altre tracce di pitture si trovano nella parte alta dell’altare centrale e sono riferibili al primo Seicento con fasce decorate a grottesche. Sulle balaustre ed i blocchi di pietra, alcuni di riutilizzo, che delimitano l’altare principale sono incisi diversi nomi, date, simboli che stanno ad indicare la frequentazione di questo luogo di culto. Ciò fa pensare che questa cappella è stata visitata nel tempo da forestieri pellegrini, che hanno voluto lasciare testimonianza del loro passaggio ed indirettamente confermano il titolo di Madonna del Passo e della sua importanza.

Sui blocchi oltre ai numerosi nomi dei pellegrini ci sono diversi simboli purtroppo in parte cancellati e difficili da interpretare, ma quello che si intravede con certezza sono i due simboli incisi sui blocchi laterali alla base della balaustra rappresentanti la triplice cinta e la scacchiera di alquerque; questi due simboli, se rappresentati all’interno o all’ingresso di un edificio di culto, assumono una forte valenza simbolica (fig. 9 e fig. 10).

Fig. 9. Incisioni raffiguranti la “triplice cinta”. 

Fig. 10. Incisioni rappresentanti la “scacchiera ad alquerque”. 

  Fig. 11. Nella nicchia era collocata una statua dedicata alla Madonna della Fava, trafugata negli anni ’60 del secolo scorso.  

Chiesa o santuario?

Riguardo alla definizione di santuario è lo stesso parroco, don Antonio Riva, che ci informa di tale denominazione. Va tuttavia specificato che si tratta di alcune fonti orali e di una vecchia cartolina che lo ricordano come santuario (fig. 12a e 12b). Anche il prof. Penna nel suo libro, con il beneficio del dubbio, lo definisce così; il Marti cita la chiesa allo stesso modo ma in riferimento all’antichità della cripta come “primordiale santuario…”. Di questo non si ha certezza ma rimane il sospetto. Allo stato attuale non essendoci documenti che  possano fugare i dubbi, come una bolla papale che ne attesti l’elevazione della chiesa a santuario, possiamo solo citarlo, nel ricordo dei cittadini e da fonti incerte. All’archivio Diocesano, ad un primo controllo fatto, non sembra ci siano riferimenti al riguardo anche perché i fondi più antichi sono andati dispersi. Quello che è certo e che serviranno ulteriori studi per riempire gli spazi vuoti della storia e preservare al meglio il luogo.

Fig. 12a. Vecchia cartolina che ricorda la cripta come “santuario” (collezione Don Antonio Riva). 

Fig. 12b. Vecchia cartolina che ricorda la cripta come “santuario” e il precedente ingresso del cimitero (collezione Giacomo Cazzato). 

La sistemazione esterna

All’esterno si trova anche una semplice costruzione volgarmente detta “capanne”, voltata a botte ed aperta con quattro archi che serviva come ricovero per i viandanti e pellegrini, come anche la masseria contigua (fig. 13).

Fig. 13. Complesso della Madonna del Passo visto da Sud. 

Nel 1600 la chiesa è attestata da un atto notarile come sede della confraternita del nome di Gesù.

Intorno alla metà dell’Ottocento viene costruito il nuovo cimitero cittadino lontano dall’abitato. E’ in questo periodo che viene rifatto il prospetto della chiesa-santuario, con un portico neoclassico di ordine dorico che collega idealmente a quel mondo greco, da cui erano partiti i primi monaci.

Nella parte interna del  portico neoclassico è stato edificato un Calvario disposto nelle cinque grandi nicchie al di sopra dei due ingressi. Sul lato sinistro si colloca l’antico campanile a vela. Nello spazio antistante si trova anche una colonna con la statua della Madonna del Passo che guarda verso il paese a protezione dei suoi abitanti.

La statua della Madonna

La statua della Madonna del Passo, conservata nella chiesa matrice, risale al XVIII secolo. Si tratta di un pregevole manufatto in legno policromo di scuola veneziana, che raffigura la Vergine con il Bambino, riportata nell’inventario nel 1878.

© Tutti i diritti sono riservati. Qualsiasi riproduzione sia del testo che delle fotoanche parziale, senza autorizzazione scritta da parte dell’autore, è vietata. 

Fonti archivistiche e bibliografiche:

Archivio Parrocchiale della Presentazione Beata Vergine Maria di Specchia.

Archivio Comunale di Specchia.

Archivio Diocesano di Ugento.

Archivio di Stato di Lecce.

De Giorgi C., Bozzetti di viaggio, 1888.

Degl’Innocenti E., Taranto e la Messapia tra IV e III secolo a. C. Il tesoretto di Specchia al Museo Archeologico di Taranto, Claudio Grenzi Editore 2020.

Rizzo A., Archeologia e territorio. La componente culturale del paesaggio in un’area del basso Salento, Youcanprint 2020.

Fonseca C.D., Gli insediamenti rupestri medioevali nel Basso Salento, Galatina 1979.

Penna A., Specchia e la chiesa di Sant’Eufemia, Fasano (Br), 1995.

Penna A, Chiese e Palazzi di Specchia, 2014.

Ruppi F., I manoscritti di Carmelo Sigliuzzo, Cavallino 2010.