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Associazione Archès

TORRE VADO E TORRE PALI. DUE SENTINELLE SUL MAR IONIO

Marco Cavalera

TORRE VADO 

Torre Vado vista dalla serra che degrada verso il mare

Torre Vado vista dalla serra che degrada verso il mare

La torre prende il nome dal tratto di costa in cui sorge, caratterizzato da acque poco profonde, che veniva utilizzato dai locali pescatori come guado (dal latino “vadum”), ossia un agevole accesso al mare.

Alta circa 12 metri, presenta un basamento troncoconico e la base circolare. È composta da due piani, separati esternamente da un toro marcapiano. Gli accessi alla torre sono due: il primo è quello garantito da un’apertura nel recinto che immette nell’atrio scoperto; da questo ci si immette nei due locali adibiti a deposito e, mediante una scala in muratura, al piano terra leggermente rialzato. Il secondo accesso esterno è situato lungo il fianco occidentale della torre, con la presenza di alcuni scalini. Il collegamento tra i piani, all’interno, è garantito da una scala.

La struttura portante della torre è in muratura, costituita da conci di pietra tufacea. Particolare è il coronamento sulla sommità, composto da una serie di beccatelli e da una merlatura piana molto semplice. Tra la serie dei merli e quella dei beccatelli figurano quattro caditoie, una in direzione di ogni punto cardinale. Le finestre presentano un arco a sesto acuto.

Al di sopra della volta, è stata posizionata una piccola torretta di avvistamento.

Il 26 giugno del 1576, il sindaco di Morciano Giovanni de Judicibus riceve dal sindaco di Lecce un falconetto in bronzo, per l’armamento della torre. Nel 1608 lo stesso sindaco richiede al rappresentante della R. Corte il rimborso dello stipendio pagato al caporale della torre marittima di Morciano (Cosi 1989).

Il 5 luglio del 1671, nel Libro dei Morti della parrocchia di Morciano, si registra un omicidio di un giovane del posto, da parte di un manipolo di Turchi che si erano spinti nell’entroterra morcianese, presso la Masseria del sig. Duca alli Paduli. Lo stesso giorno i Turchi catturarono come schiavi altri abitanti della suddetta masseria, tra cui alcuni bambini (Daquino 1988).

La torre di Morciano fu testimone di un altro triste episodio, riferito da Aldo Simone, verificatosi nel 1752: “… si videro nel nostro mare sei sciabecchi di Turchi ed Algerini, dei quali uno calò una lancia con dentro molti Turchi, e diè la caccia a tre barche pescarecce di Salve, che pescavano vicino alla torre di Morciano. Due di esse si avvidero dei legni nemici e subito si salvarono sopra la predetta torre, ma una, che era del sig. Nicola Stasi, si fidò di pescare, ma avendo alla fine veduto presso i Turchi cominciò a fuggire e alla fine veduto che era inevitabile lo scampo si diè a terra vicino la torre di Morciano, ove li quattro marinai che vi erano si salvarono. Li Turchi intanto predarono la barca del detto Nicola Stasi con certo pesce, vino e vesti marinaresche. La torre tirò contro di loro alcune cannonate e molto bene ed il cavallaro di Morciano una schioppettata, alla quale i Turchi risposero e calati a terra lo inseguirono, ma poi subito tornarono, con la predata barca al bastimento” (Simone 1981).

La torre aveva in dotazione un cavallo, mediante il quale il cavallaro, appena si profilava la possibilità di uno sbarco di pirati, correva a briglie sciolte verso il paese per lanciare l’allarme e per dare il tempo alle donne e ai fanciulli di mettersi in salvo, mentre agli uomini per prepararsi alla difesa (Vantaggio 1995).

TORRE PALI 

Torre Pali vista dal porticciolo turistico. Foto di N. Febbraro

Torre Pali vista dal porticciolo turistico. Foto di N. Febbraro

La torre fu costruita su uno scoglio isolato circondato dall’acqua, a circa 20 metri dalla riva. Essa era unita alla terraferma mediante uno stretto ponte in muratura, costruito su quattro-cinque piccole arcate, poggianti su adeguati pilastri dei quali si vedeva, nei primi anni del secolo scorso, qualche vestigia di fondazioni che affioravano sul fondo del mare, in un tratto di mare profondo 50-60 centimetri.

La torre presenta un diametro di circa 10 metri ed era costituita da una parte piena, a scarpata, poggiante direttamente sugli scogli, e da una parte soprastante troncoconica, divise l’una dall’altra da un grosso cordolo in pietra dura, di carparo.

Nel vano ricavato nella parte cilindrica si trovavano le artiglierie e vi alloggiavano i militari. Il coronamento a tamburo, ben visibile nel tratto ancora in piedi, poggiava con breve aggetto, come in tutte le altre torri, su beccatelli distanti circa 20 cm l’uno dall’altro.

Nella parte sottostante il cordone si individuano, all’esterno, delle nervature verticali di sostegno, in conci di tufo. Il resto della muratura è quasi tutto in pietra calcarea, squadrata grossolanamente e messa in opera con malta di buona qualità.

Una scala, larga appena una settantina di centimetri, ricavata nella muratura di tutte le torri, consentiva l’accesso sulla terrazza delimitata dal grosso tamburo in cui si aprivano le buche dei piombatoi (Vantaggio 1987).

Il 14 maggio del 1576 viene esibito un mandato con cui si assegnava al caporale Ippolito de Ippolitis, un falconetto come armamento della torre. L’Università di Salve, tre giorni dopo, invia a Lecce il sindaco Angelo Alemanno per prelevare l’arma, gli accessori e le munizioni (Cosi 1989).

Antonio Alemanno riceve, il 18 settembre 15801, una somma di oltre 243 ducati come rimborso – all’Università di Salve – per la costruzione della torre dei Pali (Cosi 1989).

Nel 1630 il caporale spagnolo della torre, Antonio Gusman, battezza suo figlio nella chiesa di Salve (Vantaggio 1987).

BIBLIOGRAFIA:

Cosi G., Torri marittime di Terra d’Otranto, Galatina, 1989.

Daquino C., Morciano di Leuca, Lecce, 1988, pp. 63-81.

Vantaggio A., Torre Pali, in Annu Novu Salve Vecchiu, Salve, 1987, pp. 1-4.

Vantaggio A., Salve. Miti e leggende popolari, Castiglione, 1995, pp. 87-90.