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Associazione Archès

Archeologia e paesaggio nel territorio di Torre Vado

di Marco Cavalera

Paesaggio di pietra di Torre Vado

Adagiata ai piedi di una serra salentina, Torre Vado è una delle mete predilette del turismo balneare del Capo di Leuca.

torre di Torre Vado vista dalla serra

La località prende il nome da una torre costiera eretta nella seconda metà del XVI secolo, per volontà degli spagnoli, a difesa del litorale e dell’entroterra dalle scorrerie dei turchi. Silente sentinella di un’insenatura che ospita un porticciolo turistico, il suo profilo merlato si riflette nel blu cobalto del mar Ionio. A poche decine di metri un’accogliente spiaggia libera, perla di candida sabbia, concede la possibilità di un bagno rigenerante a ridosso del nucleo più antico della Marina.

Torre Vado si presenta come luogo ospitale e familiare con una variegata offerta turistica: impianti sportivi, un lungomare dove è possibile passeggiare in assoluto relax, un’ampia area pedonale teatro dei mercati settimanali e delle manifestazioni per adulti e bambini che si susseguono numerose nel corso della stagione estiva.

Non si può fare a meno di un’inebriante sosta nelle fresche “Sorgenti”, la principale attrattiva della Marina. Si tratta di sgorghi naturali di acqua dolce usati, nel passato, per dissetarsi e per detergere i tessuti in lino dalle impurità dovute alla lavorazione.

Il mare antistante – habitat naturale di saraghi, scorfani, cefali e spigole – permette agli appassionati di effettuare ricche battute di pesca.

Le limpide acque di Torre Vado danno accoglienza a diverse specie di uccelli acquatici e, di tanto in tanto, è possibile osservare anche degli stupendi esemplari di cigno, che scelgono la quiete di questi luoghi nel loro lungo peregrinare invernale.

Una vasta distesa di natura incontaminata, che ricopre la collina dolcemente digradante verso il mare, custodisce gelosamente una miriade di antiche costruzioni (le pajare) e dedali di muretti in pietra a secco, che rendono unico un paesaggio dominato dal grigio chiaro della roccia calcarea.

Pajara tra Torre Vado e Morciano di Leuca

L’invito perciò è di rivolgere uno sguardo più attento e critico al Paesaggio che ci circonda, dove le pietre tramandano storie di millenaria memoria e cocci di ceramica sparsi qua e là sul terreno raccontano frammenti di vita quotidiana.

A Torre Vado c’è un luogo in cui le rocce trasudano antichità: località Monti Russi. Oggi costellata di villette per il soggiorno estivo, un tempo riparo per l’Uomo di Neanderthal, ha conservato per millenni manufatti in selce ed in calcare del Paleolitico medio e superiore e numerose ossa fossili di fauna pleistocenica.

Poco distante un canalone (San Vito), scavato dal mare, presenta segni tangibili del transito dell’uomo preistorico, rifugiatosi nelle cavità che si aprono su entrambe le falesie.

A Posto Vecchio, in località Cantoro, alcune grotte hanno restituito tracce di frequentazione neolitica e dell’età dei metalli.

In una di queste – Grotta Triscioli I – a seguito di un saggio di scavo organizzato nel 1997 dalla Pro Loco di Torre Vad0 – sono stati messi in luce importanti manufatti in terracotta, fra cui un grande vaso databile al IV millennio a.C. e una ciotola della metà del II millennio a.C.

Nella medesima località un accumulo di pietre, con un diametro presunto di 25 metri e un’altezza massima di 2,5 metri, permette di ipotizzare la presenza di una grande specchia, struttura eretta a scopo difensivo in età medievale.

Nelle campagne tra Morciano e Torre Vado, inoltre, recenti ricerche di superficie hanno consentito di individuare alcuni insediamenti agricoli di età romana, dediti in particolare alla produzione e al commercio del grano e dell’olio. Le ville rustiche romane di Morciano gravitavano nell’area di influenza del municipium di Vereto (Patù), che aveva il suo approdo di riferimento nella baia di San Gregorio.

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Bibliografia:

Guida ricordo torrevado.info (9 ed.)

N. Febbraro, Archeologia del Salento. Il territorio di Salve dai primi abitanti alla romanizzazione (Tricase, 2011).

S. Calo’, Paesaggio di Pietra (Roma, 2015).